GAP (Gioco d’Azzardo Patologico)

 

Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé. (Pablo Neruda)

Il gioco di cui parla Pablo Neruda volge verso la vita, arricchisce di emozioni e di esperienze e consente di alleggerire ansie e difficoltà; il gioco aiuta a vivere, cosi come da bambini aiuta a crescere ad esplorare, ad affrontare la vita e ad apprendere le regole della convivenza.

Mossi dalla curiosità e dalla fantasia, giocando si sperimenta la paura, l’eccitazione, la gioia, il senso di fallimento e tanto altro che ci permette di conoscere la turbolenza di tutte le emozioni e tra queste il dolore della sconfitta, e la gioia della vittoria, conquistando cosi, passo dopo passo la straordinaria capacità di affrontare la realtà e raggiungere la condizione di essere mentalmente liberi e padroni delle proprie azioni.

Il gioco quindi in ogni sua forma e a qualunque età non può più ritenersi tale se non svolge la funzione di arricchirci la vita ed aiutarci ad affrontarla.

Funzione totalmente contraria è svolta dal gioco d’azzardo, che troppo spesso si coniuga al divenire “schiavi” di qualcosa che da gioco è diventato giogo.

Ci riferiamo a tutte le forme di dipendenza patologica da attività “ludiche” percepite inizialmente come svago, ma che diventano vere e proprie trappole perché il gioco diventa compulsivo nel senso che il giocatore perde il potere di fermarsi nonostante “sappia” che continuare è dannoso per le gravi conseguenze sul piano psicologico, economico, lavorativo, affettivo e sociale.

Ma cosa succede nella mente del giocatore? Ormai abituato a puntare denaro con una certa frequenza, si ritroverà a fare i conti con importanti perdite e debiti: al fine di recuperare le ingenti somme sprecate, cadrà ben presto in un circolo vizioso in cui rincorrerà la vittoria per recuperare le perdite precedenti.

 

Il giocatore patologico si riconosce da sintomi e segnali quali:

  • esagerata esaltazione a fronte di scommesse che implicano un elevato rischio di perdita;
  • tendenza a scommettere/giocare cifre sempre più elevate, in giochi caratterizzati da probabilità di vittoria minime;
  • pensiero ossessivo del gioco, che diviene una costante della vita quotidiana, fino a interferire con il lavoro, gli interessi abituali, le relazioni familiari e sociali;
  • tendenza a ricordare e raccontare di scommesse e vincite precedenti;
  • tendenza a minimizzare la propria propensione al gioco e i suoi effetti negativi;
  • rifiuto dell’idea di essere dipendente dal gioco;
  • senso di colpa e depressione dopo aver perso grosse cifre o aver contratto debiti a causa del gioco;
  • tendenza a chiedere prestiti, a vendere beni di famiglia o a commettere atti illeciti per procurarsi soldi per giocare;
  • incapacità di resistere a scommesse e giochi d’azzardo, nonostante una seria determinazione ad astenersi;
  • tendenza a mentire a familiari e amici sul fatto di aver giocato e sull’importo delle perdite. 

 

Riconoscersi anche in uno soltanto di questi sintomi rappresenta un buon motivo per chiedere aiuto, perché Il Disturbo di gioco d’azzardo è a tutti gli effetti una dipendenza patologica che si può affrontare e superare.

 

Link utili:

http://www.salute.gov.it/portale/salute/p1_5.jsp?id=60&area=Disturbi_psichici

http://www.polimniaprofessioni.com/rivista/la-psicologia-del-gioco-dazzardo-patologico/

http://www.psychomedia.it/pm/answer/newadd/sartini.htm

 

Non esitate a chiedere il nostro aiuto

per Voi stessi o per qualcuno di Vostra conoscenza di qualsiasi età.