Nessuno mi può giudicare…. tantomeno per il mio corpo

 

Il body shaming è il comportamento posto in essere da chi deride o offende una persona per il suo aspetto fisico.

E’ essenzialmente una forma di bullismo che consiste nella derisione del corpo e più in generale dell’aspetto fisico di una persona. La parola inglese è composta da “body” che significa corpo e da “shaming” che vuol dire far vergognare, deridere, prendere in giro.

Oggetto del dileggio può essere una qualsiasi caratteristica fisica che l’autore dell’offesa non considera in linea con i rigidi canoni estetici imposti dalla società in cui vive. Ad esempio, l’altezza, la presenza di peluria o acne, il peso, ma anche il colore dei capelli, la presenza o meno di tatuaggi e così via.

Si può manifestare in diversi modi, ad esempio:

  • Criticando il proprio aspetto e comparandolo con quello altrui (Guarda che torace poco muscoloso ho rispetto al tuo!)
  • Criticando apertamente l’aspetto di qualcun altro (Che sei basso!)
  • Criticando l’aspetto di qualcuno che non si conosce (Hai visto quanto è grassa quella ragazza?).

In generale queste modalità sono accomunate dall’idea che le persone debbano essere valutate, prevalentemente, per il loro aspetto fisico

La terminologia inglese maschera un fenomeno vecchio quanto il mondo, lo scherno, la derisione dell’altro per una caratteristica fisica  ritenuta non conforme a determinati parametri non è qualcosa di nuovo, sebbene , oggi, venga  amplificato dall’utilizzo dei social e sostenuto dall’importanza data all’immagine, all’aspetto fisico e ai canoni di bellezza imposti dalla nostra società.

Dal punto di vista psicologico, nella sua dimensione relazionale, cioè quando l’altro viene fatto oggetto di critica, il body shaming   trae origine nelle dinamiche di gruppo e nella gestione dei conflitti e dell’aggressività, denigrare e schernire è un  modo frequente cui il gruppo fa ricorso per scaricare, o meglio deviare, la tensione generata dai conflitti trovando al suo interno un “capro espiatorio” su cui si possono indirizzare, senza danni per gli altri membri, i comportamenti aggressivi di tutti.

Vivere in una società come quella di oggi comporta essere continuamente esposti a immagini di corpi apparentemente perfetti, che non tollerano imperfezioni; non corrispondere a questi canoni di bellezza ideale significa diventare con più facilità vittime di body   shaming, con possibili ripercussioni sulla salute fisica e psicologica.

Il body shaming può avvenire in qualunque luogo, a casa, a scuola, a lavoro e durante tutta la vita. Non esiste infatti un’età maggiormente colpita rispetto ad altre. Casi di body shame si possono verificare durante l’adolescenza, ad opera di compagni ed “amici”, piuttosto che a trent’anni o oltre; non esistono categorie inattaccabili , infatti , ultimamente,  attrici, atleti , modelle sono stati oggetto di critica sui social ed in tv perché le loro fattezze non corrispondevano a determinati canoni di bellezza o di peso.

La crescente popolarità dei social media e la divulgazione  di un modello di corpo ideale a cui ispirarsi rischiano di generare aspettative irrealistiche sui modi in cui si dovrebbe apparire. Particolarmente vulnerabili a questo tipo di immagini e messaggi sembrano essere gli adolescenti, non solo perché maggiormente esposti ai social media, ma soprattutto per il profondo periodo di trasformazione che si trovano a dover affrontare . Il passaggio dall’infanzia all’età adulta è infatti segnato da notevoli cambiamenti nello sviluppo fisico, sessuale, cognitivo, psicologico e sociale. Questi anni delicati e tumultuosi possono avere conseguenze a lungo termine per l’individuo, soprattutto per quanto riguarda la salute mentale. Se l’esito di questi cambiamenti non è conforme alle aspettative e per questo si diventa oggetto di scherno o la frattura tra come si è e come si vorrebbe essere è incolmabile  si possono provare   disistima, vergogna, rabbia, isolamento, difficoltà a confrontarsi con l’altro che   predispongono all’insorgenza di veri e propri disturbi mentali quali ansia, depressione e disturbi alimentari se la caratteristica impuntata è rappresentata dal peso.

In contrapposizione al crescente fenomeno del body shaming , sono sorti dei movimenti  che  ad esso si contrappongono e che stanno raccogliendo  molti proseliti nonché sono state lanciate delle campagne volte a valorizzare “ i corpi normali”.

Il Body Positivity nasce tra il 2010 e il 2011 per merito di alcune donne attiviste nere “oversize”, che hanno cominciato a postare dei contenuti sui social media con l’hashtag #BodyPositivity

L’hashtag venne creato per lanciare e promuovere un messaggio positivo, dedicato a chi ha un corpo che non rientra nei canoni predefiniti dagli standard di bellezza contemporanei.

È importante ricordare che la Body Positivity non ci dice semplicemente di amare ed accettare il nostro corpo, senza sottovalutarne la difficoltà oggettiva, ma proprio per questo riconosce la necessità di portare avanti il messaggio che ogni corpo, che sia conforme o meno, in salute o meno, è valido di rispetto e amore.

Successivamente, dal 2015, prende piede il movimento della Body Neutrality promossa dalla life coach  Anne Poirer che toglie qualsiasi canone di bellezza e non costringe ad amare per forza il proprio corpo. Al contrario, lo mette al centro vedendolo come un “dispositivo” che ci permette di compiere ogni giorno delle azioni, da quelle più piccole e banali a quelle più importanti. Quindi, quello che cambia è il focus: si sposta l’attenzione da come sia il proprio fisico e dall’accettazione quasi forzata di vederlo in modo positivo per concentrarsi su tutte le cose che ci permette di compiere.

Per superare il “dolore del provare vergogna” è necessario lavorare su se stessi, rinunciando all’idea  di dover essere a tutti i costi i migliori, o aderire ai criteri scelti e decisi da altri. Uno psicologo può aiutare a lavorare sulla propria autostima e sui rapporti che si creano con le altre persone in modo tale che siano rapporti basati su una profondità emotiva non legata al semplice  aspetto fisico e dall’apparenza. La bellezza è una caratteristica soggettiva e non esistono canoni uguali per tutti.