LO SCREENING PER IL CERVICOCARCINOMA

La prevenzione secondaria del cervicocarcinoma si attua attraverso la diagnosi precoce di potenziali precursori del carcinoma invasivo.

Il Pap-test è il test di screening citologico cervicale che consente di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.

Programmi di screening del cervicocarcinoma basati sul Pap-test sono attivi da molti anni nella maggior parte dei Paesi industrializzati;

Si stima che il Pap-test eseguito a intervalli regolari di 3-5 anni riduca il rischio di sviluppare un tumore cervicale invasivo di almeno il 70%.

L’ attuale programma organizzato di screening prevede per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni, l’esecuzione del pap-test ogni 3 anni (in caso di negatività del test) e l’invio ad accertamenti di 2° livello per i casi positivi.

Questo intervallo è frutto della consapevolezza che in tale in tal modo, è poco probabile che nell’intervallo tra un test e l’altro si sviluppi un cancro.

L’identificazione della lesione pre-tumorale ed il suo appropriato trattamento consente (con un intervento conservativo) di interrompere il cammino della lesione verso il cancro riducendo l’incidenza dei tumori della cervice uterina.

L’HPV-test viene attualmente utilizzato per il triage di Pap test positivi e nel follow-up di pazienti trattate per lesioni pretumorali al collo dell’utero.

L’obiettivo del pap-test è quello di selezionare le donne con lesioni intraepiteliali cervicali di alto-grado (CIN2 e CIN3, cioè lesioni pre-tumorali) in modo da sottoporle a terapia, impedendone di fatto la progressione verso il cancro.

 

Oggi esiste un’ulteriore possibilità di screening attraverso l’HPV test.

Si tratta di un test molecolare che ricerca il DNA di HPV ad alto rischio oncogeno.

l’HPV-DNA test ha più capacità di selezionare le donne a rischio rispetto al pap-test

La nuova strategia di prevenzione secondaria sarà basata sull’uso del test virale seguito, in caso di positività, dal pap-test perchè il Pap test ha maggiore capacità nell’insieme di tutte le donne HPV-positive di identificare quelle realmente portatrici di lesioni pre-tumorali.

Le donne sottoposte a test virale (HPV-DNA test)  hanno un rischio di cancro, dopo un test negativo, così basso (rispetto alle donne con un pap-test negativo), da poter allungare con ragionevole tranquillità l’intervallo di tempo tra un esame di screening  e l’altro.

HPV-DNA test

La positività all’HPV test non serve a diagnosticare l’infezione da HPV, ma indica che la donna presenta un fattore di rischio per sviluppare una precancerosi o un cancro sul collo dell’utero.

Il test aiuta il ginecologo ad identificare il rischio che la donna ha di sviluppare un tumore.

Punti di forza

  • maggiore sensibilità e migliore valore predittivo negativo
  • intervalli di screening da 3 a 5 anni
  • riscontro più precoce di lesioni precancerose
  • poter limitare la citologia solo nelle donne HPV-positive

Limiti

  • l’HPV-DNA test trova applicazione clinica solo per la cervice uterina e non in altre sedi (vulva, ano, pene…)
  • lo screening basato sul test HPV non deve iniziare prima dei 30 anni perché le positività al virus sono per la maggior parte transitorie (al di sotto di tale età è raccomandato lo screening citologico)
  • devono essere utilizzati solo test HPV validati per lo screening;
  • donne positive al test HPV non sono essere inviate direttamente in colposcopia, ma è necessario prima effettuare anche un Pap-test
  • l’HPV-positivà, vista la grande diffusione dell’infezione e il suo carattere transitorio, non equivale a presenza di cancro o a un’evoluzione verso di esso.

 

Come cambia il  percorso screening

  • Si utilizza solo HPV-DNA test per HPV oncogeni validato e conforme alle Linee Guida Europee
  • l’intervallo di screening si allunga dai 3 anni attuali a 5 anni.
  • Il Pap test è test di triage ( approfondimento e monitoraggio) per le  donne HPV-positive
  • L’HPV-test deve iniziare a 30 anni, ( da 24 a 30 anni è utilizzato il PapTest)

 

LO SCREENING DOPO VACCINAZIONE

La integrazione tra screening e prevenzione primaria (vaccinazione) dovrà tenere conto della contemporanea presenza delle due differenti popolazioni: quella vaccinata e quella non-vaccinata

Nella popolazione vaccinata si prevede in futuro un allungamento dell’intervallo di screening (7 anni di intervallo).

Si attende una riduzione:

  • di ASC-US /LSIL (lesioni precancerose lievi) -40%,
  • di HSIL (lesioni precancerose gravi) -50%
  • di CA INVASIVO -70%
  • del numero di interventi (LEEP, conizzazione…)
  • di mortalità per cancro del collo dell’utero dopo 10-15 anni dalla attivazione a pieno regime dei programmi di vaccinazione.